Ghana, arbitro ucciso a botte. Un ex: "Portiamoci la pistola"

ACCRA (Ghana) - In Ghana è forte, in questo momento, la questione arbitrale. Purtroppo per loro, però, non si tratta di moviola, errori e inevitabili polemiche conseguenti a qualche decisione, contestata o errata. 

Nel paese africano è in discussione la sicurezza e - in casi estremi - la vita dei direttori di gara. Nell'ultima settimana si è verificato l'evento più grave: Andoh Kyei, arbitro di 21 anni, è morto per le conseguenze delle botte ricevute dai tifosi dopo la partita di 3ª divisione fra Gold Star e Naajoe United. 

Fatale al ragazzo è stata la concessione di un calcio di rigore al 90', contro i padroni di casa. Kyei, colpito ripetutamente, non ha ritenuto di chiedere assistenza medica: tornando a casa ha raccontato al fratello l'accaduto, ma senza drammatizzare troppo: pensava di essersela cavata. Qualche giorno dopo è morto, vomitando sangue per le lesioni interne.

Purtroppo, non si tratta di un caso isolato: solo nell'ultima stagione si segnalano una decina di casi di arbitri picchiati alla fine del match, nelle leghe minori, ma nemmeno troppo minori. 

Dwamena Evans, un ex arbitro ritiratosi presto, racconta a Angel Fm, una radio ghanese: "Nel giro di pochi mesi sono stato picchiato due volte: la prima mi sono spaventato, ma credevo fosse un episodio. Poche settimane dopo l'episodio si è ripetuto, e non sono morto solo per fortuna. A quel punto mi sono ritirato. Gli arbitri ghanesi dovrebbero fare tutti come me, o iniziare ad arbitrare armati. Potrebbero portarsi un coltello o una pistola, per esempio". 

Una provocazione, ma che racconta bene la difficile situazione del calcio ghanese.

fonte gazzetta.it

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